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Giochi&civiltà

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Giochi Romani e Giochi Cinesi

i due grandi imperi del mondo antico a confronto

Il capitolo finale del quaderno I Giochi e la Storia è incentrato su due popoli, i Romani e i Cinesi, i cui rispettivi imperi nel II sec. d.C. erano i più grandi ed opulenti mai visti sulla terra. L'esperienza politica, civile e sociale maturata a Roma fu fondamentale per lo sviluppo della cultura occidentale, così come ciò che accadde in Cina negli ultimi 3000 anni lo fu per tutto l'estremo oriente. Lo studio e la conoscenza di questi due importantissimi popoli è quindi fondamentale per capireciò che siamo oggi. Infatti, molti aspetti della vita quotidiana di questi popoli risultano ancora pienamente attuali, così come il modo di giocare.


Giochi d'intelletto contro la fortuna

Nel quaderno abbiamo illustrato i Latruncoli e la Tabula per gli antichi romani, ed il Weiqi per la Cina. Abbiamo scelto questi giochi perchè appartengono ad una fase che possiamo definire più matura nella storia del gioco.  I giochi esposti nei capitoli precedenti come il Senet (il gioco egiziano che abbiamo proposto) ed il Gioco Reale di Ur (sumero) avevano un rapporto con valori e credenze religiose, e la cosa era testimoniata anche dal preponderante uso dei dadi che introducono in gioco la componente 'fortuna'. 


Nel Senet, la partita si svolgeva tra un mortale e un defunto, e il giocatore umano muoveva e tirava per entrambi. Il risultato della partita assumeva un significato particolare per il giocatore a seconda che avesse vinto o perso, ricevendo un responso favorevole o sfavorevole.  Nel gioco di Ur invece, la plancia di gioco rappresenta il cielo, e le pedine i volatili il cui volo deve essere interpretato a fini astrologici. In entrambi i casi la componente aleatoria non era considerata appunto "casuale", ma determinata dalla volontà  di antenati e divinità , che attraverso i dadi comunicavano con questo mondo. 


Nel mondo greco e romano questa concezione si affievolisce. La fortuna viene sì divinizzata, ma adesso l'intelletto umano possiede i mezzi e le capacità  non solo per limitarla, ma anche affrontarla e vincerla. È quel cambiamento fondamentale nella mentalità del mondo antico, visibile anche nella differenza tra Iliade e Odissea: nella prima due grandi eserciti sono in balia della volontà e dei capricci degli Olimpici; nella seconda un solo uomo, Ulisse, il cui epiteto è non a caso "dal multiforme ingegno", affronta gli Dei avversi per tornare a casa, e per giunta riuscendoci. 


Questa nuova visione veniva sintetizzata in frasi tipo: "ciascuno è artefice del proprio destino"; una tabula lusoria (tavola da gioco) presenta la scritta: "anche se la sorte dei dadi ti è favorevole io ti vincerò con la riflessione".


I giochi dei Romani...

Ecco quindi una breve presentazione dei giochi proposti nel quaderno a riguardo dei Romani:

Ludus Duodecim Scriptorum: i giocatori devono completare un percorso di 36 caselle, sfuggendo o cacciando le pedine dell'avversario. I dadi decidono i movimenti, i giocatori le strategie. Il mix di caso e abilità lo rese molto popolare. Era talmente diffuso che resistette alla caduta dell'impero, trasformandosi poi nel Backgammon moderno, e in altri giochi simili sparsi per il pianeta. 

Ludus Latrunculorum: su di una tavola di 8x8 caselle si sfidano due eserciti rivali. Questo gioco proveniente da Grecia ed Egitto non lascia nulla al caso: i due giocatori sono obbligati a usare la testa per sopraffare l'avversario. Le pedine sono tutte uguali come uguali erano tutti i cittadini della Repubblica. L'avvento dell'impero e la successiva caduta pesarono sulla fama del gioco, che scomparve con Roma. Ormai era tempo per eserciti diversi, formati da re, alfieri, cavalieri e pedoni.


Giochi dalla Cina

Il mondo cinese è stato fino al secolo scorso poco conosciuto ai più, e ha prodotto valori spesso differenti dai nostri. Questi aspetti si possono vedere nel gioco da noi proposto il Weiqi, (pronunciato weishi).

Conosciuto in Giappone come Go, si gioca su un reticolato molto ampio e le pedine si posizionano sugli incroci tra le linee anzichè all'interno delle caselle (come saremmo spontaneamente portati a fare noi occidentali). La vittoria si raggiunge quando entrambi i giocatori capiscono che è inutile andare proseguire la partita perchè è chiaro chi sia il vincitore, non esiste infatti una condizione di la vittoria come nei giochi occidentali, ma la partita è potenzialmente infinita. 

Le pedine inoltre sono bianche e nere e nell'ottica cinese rappresentano i due principi del mondo, cioè lo Yin e lo Yang, che insieme si scontrano e si completano. Questo gioco in Giappone ebbe tale fortuna che si organizzarono scuole di gioco, con tattiche differenti, che si sfidavano poi in tornei giocati davanti all'imperatore, o allo Shogun.

Per diversi filosofi orientali, in Cina come in Giappone, il gioco del Weiqi indispensabile alla crescita morale dell'uomo.